GLI ULTIMI 18 MESI NAPOLETANI
“Due mostre che rivelano l’identità della città di Napoli e di Caravaggio in un’unica esposizione, esito della preziosa collaborazione tra il Museo e Real Bosco di Capodimonte e il Pio Monte della Misericordia, scrigni preziosi di una
bellezza senza tempo.”
Con queste parole il Direttore del Museo di Capodimonte Sylvain Bellenger ha aperto la mostra “Caravaggio Napoli” , visitabile dal 12 aprile al 14 luglio 2019, a distanza di quindici anni dall’ultima esposizione tenuta a Napoli, “Caravaggio, l’ultimo tempo,
1606-1610″ organizzata da Nicola Spinosa.
“Quando si tratta di arte in Italia è sempre particolare, perché non c’è nessun PAESE al mondo che si identifica così in pieno con l’arte, diventandone tutt’uno. L’arte in Italia è l’anima e quando si tocca l’anima è sempre complicato.”
(S. Bellenger)
Il prezioso lavoro di ricostruzione storica, sostenuta dai carteggi custoditi negli archivi del Pio Monte della Misericordia e dell’Archivio di Stato di Mantova, nonché artistica del periodo trascorso da Caravaggio a Napoli, svolto dal Direttore e da Maria Cristina Terzaghi, intende mostrare non solo il livello artistico dei quadri napoletani, definiti a pieno titolo veri e propri capolavori, ma soprattutto l’influenza che esercitò il pittore lombardo nei suoi contemporanei di tutta Europa. Proprio la città di Napoli, così intensamente vessata nei duri anni di Viceregno spagnolo, diede nuova linfa all’ispirazione artistica di Caravaggio, esplicitata nella capacità di realizzare l’intensità espressiva dei suoi personaggi calati nel reale contesto storico di quel tempo.
La vera novità di quest’anno riguarda il percorso espositivo delle opere caravaggesche presenti sia al Museo di Capodimonte sia al Pio Monte della Misericordia in una sorta di mostra itinerante, che attraverso un sapiente gioco di luci, vengono restituite allo spettatore nella pienezza e vividezza dei colori seicenteschi, facendogli vivere una piena esperienza caravaggesca.
Per la prima volta sarà possibile apprezzare da vicino, oltre alle 6 opere del Merisi, 22 quadri di artisti napoletani coevi che testimoniano il fitto legame che si venne a creare tra una comunità di artisti del ‘600, divenuti in poco tempo portavoci internazionali del suo naturalismo.