Il tempo! Che inesorabile passa e non s’arresta un’ora.
Nessuno è in grado di fermarlo, di bloccarlo, di guadagnarlo. Chi potrebbe? Ognuno di noi, ne ha a disposizione un po’. Una vita è breve, brevissima. Le ore lente e gli anni veloci, ciò che lo scandisce? Sicuramente i ricordi. Ciò che lo diminuisce? La fretta di diventar grandi, di raggiungere tappe e successo, senza godersi il viaggio, perché questo è il tempo: il viaggio.
Il tragitto che porta al limite della vita, dell’esistenza di ciascuno di noi. Ad intervalli regolari vengono momenti tristi, allegri e inutili. Bisogna carpirlo? Carpe diem, diceva il poeta eppure, non è sempre facile, riconoscere l’istante, riuscire a capire di essere al posto giusto, al momento giusto e per chi ci riesce è davvero fortunato.
Nessuno ha percezione di ciò che avviene, mentre sta venendo, se non dopo, quando ci ragiona o lo analizza e con la mente lo rivive. Le fotografie forse hanno il fascino di bloccare il flusso temporale, di immobilizzare la lancetta.
Vi è tuttavia un orologio a Napoli di cui pochi conoscono l’esistenza e l’orologio che si trova sull’arco del proscenio del teatro San Carlo, il teatro dell’Opera di napoletani. Il teatro più antico d’Europa, il più bello di tutti. Possiede infatti un orologio strano e diverso, è un orologio alla francese che fu citato da Stendhal nel suo libro: Viaggio in Italia.
Lo scrittore rimase così impressionato dalla nuova sala neoclassica del teatro da non riuscire a fare a meno di descrivere nel suo romanzo. “Sull’arco fra le colonne del proscenio, colossale bassorilievo in argento. In mezzo, il tempo segna col dito l’ora su un quadrante mobile. Cosa strana, con tutta la fobia ufficiale per ciò che è francese, questo orologio, unico in tutta la città, segna l’ora come in Francia.
Che gli dirà, il patriottismo italiano? Egli descrive una particolarità che non puoi sfuggire, e infatti il quadrante a girare. È sufficiente osservare il braccio destro della figura alata per rendersi conto che rimane fermo nonostante lo scorrere del tempo. Secondo la tradizione e La sirena Partenope rappresentata in basso a sinistra, che suggerisce al tempo Cronos di far scorrere più lentamente possibile i minuti, in modo da poter godere di più e con più tempo a disposizione della bellezza dell’arte, in particolare delle arti che nel teatro si celebrano.
Sono infatti rappresentate le muse della poesia, della musica e della danza. Le cifre orarie ruotano intorno al dito del tempo, come la ruota della vita. Il teatro San Carlo di Napoli, uno scrigno, esso ha la capacità di stupire, gli occhi ne sono abbagliati, l’anima ne è rapita, l’udito estasiato, è tra le sale che hanno la migliore acustica di Italia.
Covid a parte ci auguriamo riprenda presto la sua attività e che la bacchetta del direttore d’orchestra faccia la sua magia, con un tocco quando lo spettacolo inizia, il sipario si alza, il buio si squarcia, tutto sparisce, i rumori fuori, la città intorno, tutto si dimentica compreso il tempo che passa…!