Il centro storico, i quartieri spagnoli, i decumani meraviglioso unico dedalo, Patrimonio dell’Umanità che rapisce e meraviglia ad ogni scorcio, che avvolge con il semplice profumo dei forni a legna, delle numerose pizzerie, ricordando al passante che ad ogni ora è possibile fare merenda con la morbida pizza a portafoglio come diceva la splendida Sofia Loren nel film L’oro di Napoli.
Tuttavia in questi vicoli e strade poche centinaia di anni fa, la morte ha vagato diffondendo la tristezza. Nella primavera del 1656 un’epidemia di peste bubbonica piombò su Napoli capitale.
Da principio nessuno comprese cosa stesse accadendo, la paura dominava nel regno ed essa fece vittime per svariati mesi fino al 8 Dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, quando la città fu dichiarata ufficialmente libera dalla pestilenza lasciando un’eredità di circa un 1. 250.000 morti, in tutto il regno di cui il 50% solo a Napoli.
Inestimabile è la documentazione delle scritture degli antichi banchi pubblici napoletani, conservate presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli, riserva di informazioni preziose per studiare le dinamiche e le vicende di questa città. Alcuni vicoli oggi luoghi variopinti e festaioli dove la movida fa da padrona la sera e dove turisti di ogni età e provenienza si incantano a guardare vetrine, chiese, edicole votive e menù di prelibatezze esposti a richiamar il gusto, l’olfatto, i sensi tutti: sono stati luoghi silenziosi e vuoti dopo il furioso avanzare della peste.
Oggi ai tempi del Covid-19, il silenzio di nuovo…, un silenzio assordante e inusuale, stranito e lento ha furiosamente avanzato durante il lockdown ed i periodi di zona rossa. Con l’auspicio che il 2021 porti nuova speranza di fraterni assembramenti e lieti rumori, incrociamo dunque le dita. Napoli si rialzò e si rialzerà, tutto finirà e lanceremo le mascherine in aria come tanti militari dopo un giuramento di fedeltà, di fedeltà alla vita e ai valori che la rendono preziosa.
Accarezzando il sogno della normalità, rilassiamo i pensieri e le ansie anche se per tanti ristoratori, negozianti e lavoratori di questi vicoli di oggi è difficile, ancora una volta il morbo è infatti tornato ad infuriare, così come un tempo tutto passerà restando un lontano ricordo.