Il film ambientato intorno al 1920 – con una sceneggiatura scritta da Sergio Rubini, Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini, una produzione a cura di Pepito Produzioni con Rai Cinema in collaborazione con Nuovo Teatro – è stato girato tra Napoli, Marcianise e Santa Maria Capua Vetere.
Corso Gran Priorato di Malta nei pressi del civico 3, che sarà la cornice all’esterno della casa di Luisa la madre dei De Filippo; -Corso Appio – l’ingresso del Complesso dell’Annunziata e dell’ufficio Anagrafe – saranno il retro del Teatro Kursaal (Teatro che ha visto i natali della Compagnia I DE FILIPPO); -Via Pier delle Vigne nei pressi dell’ingresso della Caserma Mezzacapo.
Questi sono solo alcuni dei “luoghi” della cittadina capuana a divenire ambienti di ripresa.
Il film parte all’inizio del Novecento, dalla vita dei fratelli insieme alla madre Luisa De Filippo, sino all’esordio dei 3 nel mondo del teatro. Un’infanzia difficile segnata dalla “lontananza” con il padre naturale Eduardo Scarpetta.
Il grande drammaturgo napoletano non li ha mai riconosciuti, ma ha trasmesso loro la sua passione per il teatro e li ha introdotti nell’ambiente ancora giovanissimi. I fratelli, grazie all’arte, riscatteranno la loro esistenza fondando tra mille difficoltà un trio che farà storia.
A interpretare i tre volti dei De Filippo, sono attori poco conosciuti al cinema, Mario Autore, Domenico Pinelli e Anna Ferraioli Ravel nel cast troveremo Biagio Izzo e Giancarlo Giannini.
Uno dei più importanti tra i luoghi scelti per girare la pellicola è Palazzo Tartaglione. Situato nel cuore del centro storico, appartiene alla famiglia omonima dal Settecento. Una grande testimonianza storico-artistica. Quando la famiglia Tartaglione acquistò la proprietà, il palazzo era ridotto ad un rudere a causa di un incendio. Così si decise di ricostruirlo quasi in toto, a partire dai solai. Quella che vediamo oggi è una tenuta dal grande valore storico artistico, accessibile dalla strada grazie al suo ampio portone. Passando attraverso il cortile, ci si imbatte in una grande scalone in marmo, al termine del quale c’è l’appartamento signorile. Il prestigio degli interni è dovuto al suo più illustre inquilino, Donato Tartaglione (1845-1935), canonico, letterato, poeta e grande benefattore che in svariate occasioni corrispose importanti donazioni alle chiese Marcianise. Egli ingaggiò il decoratore e scenografo del teatro San Carlo di Napoli, Luigi Taglialatela. Quest’ultimo si dedicò lungamente alle decorazioni ad affresco dei soffitti delle camere.
Di fronte al portone di Palazzo Tartaglione si nota la presenza proprio di quel giardino richiamato da Taglialatela nell’affresco dell’androne. Questo spazio verde è dotato di un agrumeto con un muro di cinta che lo separa dall’area che permetteva le manovre alle carrozze ed è anteceduto da un piccolo giardino di raccordo.
Palazzo Tartaglione dunque esprime, racchiude, sprigiona quel respiro nobiliare che il Regno delle Due Sicilie ha rappresentato per secoli.
Il regno sì! Il più grande dell’intera penisola.
Il Regno delle Due Sicilie, dal Casertano al Aspromonte, dal porto di Bari a quello di Palermo, passando per i tornanti dell’aspra Basilicata.
Un regno grande, ricco, baciato dal sole. Anfratti di terra e spiagge forse ancora dimenticate o da scoprire, ma capaci di sorprenderci, senza sosta.
Tesori nascosti, quasi inconsapevoli della loro bellezza, della loro carica attrattiva, per l’occhio attento ed esigente, che desidera respirare annusare e rivestirsi la mente e i sensi di un passato recente, ma non troppo.
Quanti luoghi aspettano il loro giusto riconoscimento.
Quanti ancora sonnecchiano nell’oblio, aspettando il passo del visitatore che ammutolito sì meraviglia, e si domanda:” come mai, non ci sono stato prima.