Vespri siciliani di Giuseppe Verdi in rivisitazione moderna ideata dalla regista palermitana Emma Dante esordendo con successo due anni or sono a Palermo nell’originale versione francese per poi seminare, nel ’23, qua e là pareri discordi a Bologna in edizione tagliata e senza il ballo delle Quattro Stagioni, quindi arrivando in ultima battuta al Teatro San Carlo di Napoli lungo la filiera dei palcoscenici coproduttori fra cui si annovera anche il Teatro Real di Madrid.
Il prevedibile consenso generale sulla produzione in Sicilia del grand-opéra verdiano (Les vêpres siciliennes) a trent’anni esatti dalle stragi di mafia del 1992, la produzione ha dunque lasciato perplesso il Comunale Nouveau mentre a Napoli ha ricevuto molti applausi.
Va subito detto che lo spettacolo – come ogni altra creatura teatrale di Emma Dante – gode di una sua forza, in termini di simboli, idiomi, suggestioni e immagini marcatamente mediterranei, di denuncia e richiami a rimbalzo fra la storia e la contemporaneità.
Musicalmente parlando, l’impianto funziona innanzitutto grazie alle tre voci principali maschili presenti in campo perché, a valutare i dettagli d’insieme, non sono poche le ombre fra la buca e il palcoscenico.
Premessa l’infelice assenza del ballo delle Stagioni, i Vespri siciliani tornati al San Carlo dopo la versione originale curata da Claudio Toscani e diretta nel 2011 da Gianluigi Gelmetti con l’Henri di Gregory Kunde.I cinque atti dell’opera risultavano ben scanditi in tutte le loro parti sonore.
Nell’atto primo, ad esempio, molto bella è la riproduzione della fontana di piazza Pretoria a Palermo (detta “della vergogna”) che rappresenta le teste delle statue in soluzione zoomorfa, più la cancellata circolare a seguire con lo spazio chiuso del carcere; quindi un corteo recante i gonfaloni con i volti delle vittime della mafia: Borsellino e Falcone in testa.
Inoltre, da sopra, spuntano le insegne stradali con i nomi dei principali luoghi delle stragi di mafia dei nostri giorni, quasi a dolorose stazioni di una Palermo rigata di sangue e diventata una via crucis.
Dunque è uno spettacolo forte fortissimo quello di Emma Dante nella sua interpretazione e rivisitazione odierna dei Vespri Siciliani di Verdi.
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