Venerdì 16 febbraio (in scena fino al 27) arriva al San Carlo il capolavoro mozartiano, il “Don Giovanni”, per la regia di Mario Martone.
Un’opera affascinante, dove il teatro è lo scenario in cui si consuma la vita.
A dirigere coro e orchestra stabili il direttore d’orchestra tedesco Constantin Trinks mentre un cast stellare salirà in palcoscenico per dare vita al dramma: Don Giovanni sarà Andrzej Filończyk; il Commendatore, Antonio Di Matteo; Donna Anna, Roberta Mantegna; Don Ottavio, Bekhzod Davronov; Donna Elvira,Selene Zanetti;Leporello, Krzysztof Bączyk;Zerlina, Valentina Naforniţa;Masetto, Pablo Ruiz.
Il “Don Giovanni”, presentato e raccontato in conferenza stampa dal sovrintendente del San Carlo StéphaneLissner – che ha fortemente voluto la realizzazione dell’opera – dal direttore d’orchestra Constantin Trinks e dal regista Mario Martone, è la celebrazione della vita e dell’attimo, dove Don Giovanni è l’eroe indiscusso.
Non c’è morale che tenga e seppur nell’ultima scena è spedito agli inferi dal Commendatore ritornato funestamente dagli inferi non ne esce minimante scalfito nè sconfitto.
Protagonisti e comparse, attori e spettatori, un unico mondo: il dentro e il fuori, il noi e il loro, così come incerta, ambigua, sfuggente è la legge che regola l’universo.
Don Giovanni di Mozart è l’emblema perfetto dell’umana condizione. Don Giovanni è la nostalgia, il rosso di un sipario pronto a spalancarsi su una sorta di teatro elisabettiano allestito per una non ben precisata recita; ma è anche l’eterna condanna di correre a perdifiato su un filo proteso sul precipizio.
Don Giovanni è l’ebbrezza della vita inarrestabilmente attratta dalla morte, da quell’abbraccio fatale con cui lo spettro del Commendatore inghiottirà il libertino, conducendolo a cenare nel suo regno di ombre.
Don Giovanni” è la perfetta incarnazione dell’attimo, della incredibile forza della vita nell’abbandono fatale all’attimo.
Wolfgang Amadeus Mozart è stato un compositore austriaco.
È annoverato tra i massimi geni della storia della musica e tra i compositori più prolifici, versatili e influenti di ogni epoca.
Dotato di raro e precoce talento, iniziò a comporre nel 1761, all’età di cinque anni, e morì nel 1791, lasciando pagine che influenzarono profondamente tutti i principali generi musicali della sua epoca. Il sovrintendente Lissner ha sottolineato la presenza appassionata di Martone in questi giorni a teatro, il grande lavoro per una ripresa che coinvolge il regista nel profondo: “E’ un’opera che non riesco a staccare dalla mente, tenevo molto a rifarla a Napoli.
Tutto è costruito sull’azione dei cantanti, che sono stupendi.
Lo spettacolo resta lo stesso, con costumi d’epoca e un solo elemento scenico, una tribuna, ma sto modificando qualche cosa soprattutto nel secondo atto.
Voglio mettere fuoco le figure femminili in una maniera attenta”.
Dunque un successo, ovviamente, mancavano tuttavia il sindaco Manfredi ed il ministro Sangiuliano.
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