….a Napoli preferiamo il torrone
Ormai si sa che i giorni che vanno dal 31 ottobre al 2 novembre, è diventato per i giovanissimi, i giorni della festa di Halloween. Cappelli da streghe, zucche lavorate e trasformate in lanterne e maschere, stanno prendendo o hanno ormai preso il sopravvento ed affascinato le nuova generazioni, che io ho definito la generazione Halloween.
Ma nonostante questo, ancora oggi qui a Napoli ed in tutto il Sud Italia, rimane ancora forte l’antica tradizione, che ci lega nel ricordare chi non c’è più. A Napoli questa ritualità nel ricordare i defunti è radicata da tempo immemore, già con l’arrivo della colonia degli Alessandrini, più di duemila anni fa all’ombra del Vesuvio,sono nate riti e tradizioni nel ricordo dell’aldilà. Usanze che si sono rafforzate nel tempo, con l’arrivo del cristianesimo, che invitava i fedeli a pregare per le persone care ormai morte. Il culto dell’antenato è sempre stato vivo a Napoli, la persona cara che non è più in vita, secondo i napoletani, rimane sempre accanto alla famiglia, anche dall’aldilà alla famiglia, aiutandole.
” Halloween “
Tra gli aiuti più conosciuti della tradizione, c’è la credenza che i defunti possano suggerirci in sogno i numeri per giocarli al lotto e proprio da questa antichissima tradizione ne prese spunto Eduardo de Filippo, per la sua commedia “Non ti Pago”.Inoltre basti pensare che esistono veri e propri luoghi ove ancora oggi si ricorda delle anime dei defunti, non solo il Cimitero quello canonico, ma ossari o cripte che custodiscono quelle che noi definiamo anime Pezzentelle, ossia le anime del purgatorio. Luoghi sparsi per la città di Napoli come la Chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco, che si trova nel centro antico o come il Cimitero delle Fontanelle che si trova nel cuore del Rione Sanità. E proprio questo luogo che si trova in uno dei Rioni più conosciuti al mondo, il grande Totò, che era proprio del Rione Sanità, si ispirò nel scrivere una delle poesie più conosciute, belle e significative legata al culto dei defunti, “A’ livella”.
In questi giorni particolari, i defunti continuano a vivere nelle attenzioni e nei rituali, nella “crianza”, che pratichiamo in loro onore. In molte zone della Campania, sopravvive la convinzione che tra la notte tra il 1 ed il 2 novembre,le anime dei defunti ritornino dai propri cari e nei luoghi dove hanno vissuto; e per questo motivo in molti lasciano sulle loro tavole, vino, pane,pezzettini di baccalà, dolci ed altro, per far rifocillare i loro cari prima di ritornare nell’aldilà. Tra queste piccole crianze culinarie, non può mancare il torrone dei morti. Nelle pasticcerie oggi li troviamo di varie forme e gusti, ma il torrone della tradizione e classico è composto da un guscio di cioccolato duro ed una parte interna morbida, la cui forma ricorda la bara del defunto. Se ne producono anche di più piccoli e simili, e il loro nome è “morticiello”. In molte famiglie, come nella mia, si prepara ancora oggi una tipologia di torrone, conosciuta come “ossa i’ muort”torroncini caramellosi realizzati spezzettando le mandorle, o le nocciole, immersi in un tegamino insieme allo zucchero e all’acqua. Quindi da oggi quando alla fatidica domanda “dolcetto o scherzetto” rispondiamo tutti “ vogliamo un pezzettino di torrone”.
Buona festa dei morti, e per i più giovani, buon halloween.