Frida Khalo 1/8
In questo momento particolare per noi tutti, dove tutti i musei sono stati chiusi in Italia, e molte mostre temporanea di conseguenza sospese, vorrei proporre ogni giorno la storia delle 8 donne della mostra di Lediesis, ospitata al Mann.
Ho avuto la fortuna di poter vedere la mostra, ho deciso di dare questo piccolo contributo, cosi, quando ci sarà la riapertura del Mann, potrete ammirare oltre le storiche collezioni, tra cui quella Farnese, strizzare l’occhio a queste otto donne.
Inizierò con Frida Kahlo, messicana, figlia della rivoluzione, le piaceva definirsi cosi tanto è vero per amore della rivoluzione messicana e sentendosi figlia di questo evento affermava di essere nata nel 1910 invece che del 1907.
All’anagrafe Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón nasce da genitori ebrei tedeschi emigrati dall’Ungheria a Città del Messico. Padre fotografo e madre appartenente alla borghesia messicana, Frida fu donna di grande forza, la vita la metterà di fronte sin da piccola, ad eventi più grandi di lei, e tutta questa forza la trasmetterà all’interno delle sue opere.
Già a sei anni, si ammala di poliomelite, piede e gamba destra rimarranno deformi, tanto che Frida, nasconderà questa sua deformità, prima con pantaloni e poi con lunghe gonne messicane.
Se però da piccola era soprannominata dagli altri bimbi “Frida pata de palo” (gamba di legno), quando diventerà grande sarà ammirata per la sua bellezza e il suo aspetto esotico.
Ma a diciotto anni la sua vita cambierà drasticamente. Uscita da scuola salì su un autobus per tornare a casa e pochi minuti dopo rimase vittima di un incidente causato dal veicolo su cui viaggiava e un tram.
Le conseguenze dell’incidente furono gravissime per Frida, trasformando la sua vita totalmente e rinchiudendola in una profonda solitudine; la colonna vertebrale fu rotta in tre punti, si frantumò il collo del femore e le costole, subì trentadue operazioni e fu costretta ad anni di riposo nel letto di casa col busto ingessato.
Da questo tragico momento nasce Frida artista e pittrice. Iniziò a leggere libri sul movimento comunista e a dipingere. Il suo primo lavoro fu un suo autoritratto che volle donare al ragazzo di cui era innamorata, da ciò i genitori decisero di modificare il suo letto a baldacchino, facendo montare in alto uno specchio sul soffitto, in modo che potesse vedersi, e le procurarono una tavolozza e dei colori. Iniziò cosi a dipingere una serie di autoritratti, i famosi ed inconfondibili autoritratti di Frida, con i suoi occhi sovrastati dalle sopracciglia scure, particolarmente marcate, che si uniscono alla radice del naso come ali d’uccello, dirà infatti “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio”. Dopo che le fu tolto il gesso riuscì a camminare, ma per tutta la vita convivrà con dolori atroci. L’arte divenne la sua ragione di vita, crea un proprio linguaggio figurativo; il suo mondo si ispira soprattutto all’arte popolare messicana, e alla cultura precolombiana, incontriamo infatti immagini votive popolari, raffigurazioni di martiri e santi cristiani. Nelle opere ritroviamo sempre il Messico, dalla flora alla fauna, ai cactus, dipinge le piante della giungla, le scimmie, i cani itzcuintli, i cervi e i pappagalli, mentre nei suoi autoritratti lei si dipingerà sempre in abiti di campagna o con costume indio. “Hanno pensato che fossi una surrealista, ma non lo ero. Non ho mai dipinto sogni. Ho dipinto la mia realtà.
Ad un certo punto per contribuire finanziariamente alla sua famiglia, decise un giorno di sottoporre i suoi disegni a Diego Rivera, illustre pittore e muralista messicano, affermato ormai da anni. Rivera rimase colpito dal suo stile, che diverrà famoso nel mondo, e la prese sotto la sua ala protettiva inserendola nella scena politica e culturale messicana. Divenne un’attivista del partito comunista Messicano a cui si iscrisse nel 1928, partecipò a numerose manifestazioni e nel frattempo si innamorò di Diego, molto più grande di lui e con già due divorzi alle spalle.
Frida nei suoi diari scrive “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera”. La loro storia d’amore non fu mai stata definita una relazione lineare, semplice e senza intoppi, se si considera le due forti personalità; vennero anche definiti “l’elefante e la colomba” per via del loro aspetto cosi opposto, lei esile e minuta, indebolita dalle sue numerose patologie a causa del suo incidente, lui un colosso, un uomo alto e robusto, dai tratti rudi e per nulla gentili. Si sposarono nel 1929, un’unione che sancì anche un sodalizio intellettuale ed artistico, all’insegna della sregolatezza e dell’anarchia dei sentimenti, spesso violenti e passionali. Uno stile di vita poco incline alla fedeltà, anzi, entrambi furono adulteri
Tra gli amanti di Frida, apertamente bisessuale, ci sono anche personaggi come Trotski, Breton e Tina Modotti; Diego dal canto suo non manca di intrattenersi con altre donne, compresa la cognata.
Questo modo di “amarsi” da vita a reciproci stimoli artistici, ma ad un certo punto Frida non tollera la relazione di Diego con sua sorella e decise di divorziare nel 1939, per poi risposarsi con lui nel 1940 a San Fransico e rimanere assieme fino alla morte di lei.
La fama di Frida cresceva, e assieme ad altri artisti fu chiamata ad insegnare alla nuova scuola d’arte della pedagogia popolare e liberale l’Esmeralda, per ragione di salute, però è presto costretta a tenere le sue lezioni nella sua casa. I suoi metodi furono considerati poco accademici ed ortodossi
Diceva spesso “Muchacos, chiusi qui dentro, a scuola, non possiamo fare niente. Andiamo fuori, in strada, dipingiamo la vita della strada”. I suoi alunni erano sempre sottoposti a nuovi stimoli, e non diceva mai loro come dovevano dipingere o sullo stile da utilizzare, ha insegnato ad amare la gente e l’arte popolare.
Dopo un ennesimo intervento che subì nel 1950 a causa dei dolori non riuscì più a lavorare se non rincorrendo a farmaci antidolorifici, e forse proprio per questo le opere di questo periodo saranno caratterizzate da pennellate più morbide, meno accurata e con un colore più spesso e l’esecuzione più imprecisa nei dettagli. Alla sua prima mostra personale del 1953 allestita dalla amica fotografa Lola Alvarez Bravo, partecipa sdraiata a letto e Diego ebbe l’idea di trasportare il grande letto a baldacchino fin nel centro di città del Messico. Ormai il suo stato di salute peggiorava sempre più, i medici decisero in quell’anno di amputarle anche la gamba destra. Morirà l’anno dopo nella sua casa Azul, la colomba finalmente poteva volare.
Frida Khalo è simbolo di una donna forte, che ha combattuto contro le avversità della vita, che ha vissuto per l’arte ed ha amato andando contro ogni convenzione.
E mi piacerebbe concludere con uno dei suoi famosi pensieri:
Ti meriti un amore che ti voglia spettinata,
con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta,
con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire.
Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.
Ti meriti un amore che voglia ballare con te,
che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi,
che non si annoi mai di leggere le tue espressioni.
Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti,
che ti appoggi quando fai il ridicolo,
che rispetti il tuo essere libero,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.
Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie
che ti porti l’illusione,
il caffè
e la poesia.