Enrico Caruso
Il 2 agosto sarà passato un secolo dalla morte di Enrico Caruso. Di lui Napoli ha pochissimo o addirittura nulla. C’è una piccola targa, apposta sulla casa natale, ed una stradina a lui intitolata di neanche 100 m. Il comune di Napoli credo deve farsi perdonare tali mancanze.
Una delle proposte avanzate è proprio quella di dedicare il Maggio dei Monumenti, al grande tenore. A lui è stato dedicato un asteroide, una stella a Hollywood e la celebre canzone di Lucio Dalla.
Tuttavia i suoi pronipoti, non molto tempo fa, denunciarono lo stato di abbandono e degrado in cui versa la cappella, nel cimitero di Santa Maria del Pianto dove riposa: Caruso. Il direttore del “Museo di Napoli”, Gaetano Bonelli ideatore del comitato Enzo Caruso 2021-2023, ha proposto dedicare il “Maggio” alla sua arte.
Al grande Caruso è stato dedicato un museo a Brooklyn, una a Sorrento ed un altro a Signa in provincia di Firenze, nella villa Bellosguardo. All’ingresso del Metropolitan di New York un busto e un ritratto, ne narrano la leggenda, perché tale fu e rimarrà.
Nato il 25 febbraio del 1873, nel quartiere di San Carlo all’Arena, in via Giovanni e Paolo al numero 7 i suoi genitori erano di Piedimonte Matese, Il padre era un operaio metalmeccanico, la madre una donna delle pulizie. Frequentò le scuole regolari e a 10 anni andò a lavorare in una fonderia con il padre.
Ma la voce, una voce potente e prepotente cresceva e come non darle ascolto? Gli esordi e poi i grandi palcoscenici del mondo lo accolsero, dove il pubblico non si stancava di ascoltarlo, così come di applaudirlo. Il pubblico americano, in primis, lo idolatrava e ricopriva di denaro, tanto da renderlo uno degli artisti, più pagato di tutti i tempi.
La sua versione di Celeste Aida nel 1908 verrà premiata con il Grammy hall of fame Award, nel 1993. A causa di una pleurite infetta, fu operato e trascorse la convalescenza a Sorrento, qui fu visitato da Giuseppe Moscati, ma poco rimaneva da fare, morì a soli 48 anni; riposa a pochi metri dal grande Totò a Santa Maria del Pianto.
C’ha lasciato tantissimo, un esempio di forza, determinazione talento. Abbiamo tanto da imparare: se la vita da una possibilità, da un talento naturale, un’inclinazione, bisogna sempre fare di tutto per non perdersi, per non perderla, per non disperdere quell’energia che si genera anche quando semplicemente ci viene un’idea.
Egli: “Vide le luci in mezzo al mare, penso alle notti là in America, ma erano solo le lampare nella bianca scia di un’elica, lì dove il mare luccica e tira forte il vento…
Te voglio bene assaje Ma tanto tanto bene sai…!”