Oggi, 28 luglio, un nostro illustre cittadino, compirà 80 anni, il grande direttore d’orchestra: Riccardo Muti festeggerà infatti 80 primavere.
Figlio di un medico molfettese, Domenico Muti, e di Gilda Peli Sellitto, nonostante la famiglia vivesse a Molfetta Muti nasce a Napoli per volontà della madre, che immaginando un giorno di dover rispondere all’estero dove fossero nati i suoi figli, riteneva che Molfetta fosse un luogo sconosciuto e difficile da spiegare, mentre Napoli è una città ben nota in tutto il mondo.
Muti però cresce e studia a Molfetta nello stesso liceo che frequentò Gaetano Salvemini, per poi trasferirsi a Napoli e studiare pianoforte con Vincenzo Vitale, diplomandosi al Conservatorio di San Pietro a Majella.
Poi si trasferisce a Milano dove studia composizione con Bruno Bettinelli e direzione d’orchestra con Antonino Votto, braccio destro di Arturo Toscanini e rappresentante di quella tradizione operistica italiana che Muti fa propria. E la rivela compiutamente nel 1971, quando Herbert von Karajan lo invita a dirigere il ‘Don Pasquale’ di Donizetti al Festival di Salisburgo alla guida dei Wiener Philharmoniker.
Muti in quell’occasione divide la critica rompendo il cliché che vedeva il capolavoro di Donizetti come una semplice ‘operina’, e ne rivela lo spessore e l’intima inflessione patetica.Nel corso della sua lunga carriera Muti si confronta con le più grandi orchestre, da quella del Maggio Fiorentino, di cui è stato direttore dagli esordi nel 1968 al 1980, a quella della Scala (1985-2005), alla londinese Philharmonia Orchestra (1973-1982), l’orchestra di Filadelfia (1980-1992), ai numerosi incontri con i Berliner Philharmoniker e oggi alla guida della Chicago Symphony, una delle più prestigiose orchestre del mondo sul cui podio arriva nel 2010 in veste di direttore musicale.
Riguardo un’intervista rilasciata qualche giorno fa, il maestro torna su uno degli argomenti che gli sta più a cuore, l’educazione e la formazione. “Per lui il teatro era una fonte irrinunciabile di formazione e si lamentava delle carenze a cui i politici non ponevano rimedio. Io penso le stesse cose rispetto alla musica e ne parlo da una vita. Mancano le orchestre, l’insegnamento musicale nelle scuole è inesistente, troppi teatri storici restano chiusi. Mi addolora veder cadere il Paese nell’ incultura.
Campiamo con la rendita di gloriosi trascorsi a cui siamo inadeguati. Abbiamo un patrimonio culturale immenso che precipita malgrado lo sforzo di alcuni singoli. Stimo Franceschini, ma una persona sola non basta”. Riguardo i festeggiamenti, il conservatorio di Napoli, darà una festa con professori e allievi, il giorno prima dirigerà un concerto a Roma al Quirinale in presenza di Mattarella, ma il 31 sarà a Scampia per dirigere l’orchestra dei ragazzi, che “meritano quanto di meglio la vita ha da offrire”.
Muti un ragazzo che saliva le scale di San Pietro a Majella, un giovane talentuoso e sensibile. Un uomo appassionato. La musica è un’arte a parte, sentirla esprimerla, riempiendo con un gesto di una bacchetta il voto di sonorità. È da tutti? No, non lo è.
Ciò che egli riesce ad esprimere dirigendo l’orchestra, arriva facilmente al cuore di chi guarda, di chi ascolta, e addirittura di chi sente; perché sentire ed ascoltare sono verbi sinonimi si, ma così distanti e antitetici in effetti.
Unico il nostro Riccardo Muti, nella leggerezza, come nella pienezza di una girata pucciniana o di una terzina verdiana.
Tanti auguri caro maestro!