Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Parlare di violenza sulle donne implica una comprensione dei diversi livelli sui quali le disuguaglianze di potere tra uomini e donne agiscono.
Inoltre è necessario osservare il fenomeno nelle varie sfaccettature che possono coinvolgere l’ambito dell’incolumità fisica, psicologica e sociale con infinite intensità e combinazioni possibili.
Il rischio delle iniziative come quelle della giornata di oggi è proprio quello di porre al centro del dibattito esclusivamente le forme più eclatanti di violenza allontanando così la possibilità di una maggiore consapevolezza sulle modalità che la violenza di genere può assumere.
Infatti, sebbene gli spaventosi dati sui femminicidi in Italia dell’ultimo anno, la romanticizzazione degli stessi a opera delle testate giornalistiche (che riportano alla memoria il delitto d’onore) e l’escalation di violenza domestica nei periodi di lockdown costituiscano evidentemente il nodo centrale delle rivendicazioni di questa giornata.
Perché per violenza non si intende ovviamente, solamente quella fisica: con schiaffi e lividi; ma anche forse, soprattutto quella perpetrata inserendo dal punto di vista psicologico, in modo subdolo e meschino.
Una donna va protetta, amata e mai violentata nella sua indole, nella sua femminile sostanza. Uomo e donna, diversissimi, uguali e contrari, la bellezza del genere sta proprio in questo.
Sembra appartenere al passato, la parola sessismo e disuguaglianza di genere, a quando le donne non potevano nemmeno accedere alla scuola dell’obbligo.
Tuttavia ancora oggi sono molteplici le condizioni avverse, nelle quali l’altra metà del cielo si ritrova. Viva le donne!
Sempre, esse colorano il mondo.
Guai… a chi le tocca senza fiori… nel palmo della sua mano.